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Storie in cammino

Festa del camminare 2016_10EVENTI Festa del camminare, resoconto – Degli undici giorni in programma sono riuscito a parteciparne a poco più di due, quanto basta per intuire lo spirito della Festa del Camminare organizzata dall’associazione Tra Terra e Cielo e a fare incontri che, ne sono certo, rimarranno nella memoria. Un aiuto a carpire l’atmosfera della manifestazione tenutasi a fine marzo al Rifugio Isera di Corfino (LU) è arrivato da Maurizio, responsabile dell’evento e suo “rappresentante” umano. Volto sereno e animo pacifico, si è seduto subito sul prato accanto a me per illustrarmi l’animo della festa indifferente al cane che gli girava attorno con abbaiare minaccioso. Parole pacate che hanno rassicurato pure il quadrupede sulla serenità della manifestazione, tanto da farlo distendere a pancia all’aria per prendersi le ambite coccole.

Altre visioni

La conferma che l’appuntamento nell’alta Garfagnana va oltre la passione per il cammino arriva da altri incontri che rivelano una visione del mondo alternativa a quella dominante. Di fascino è la conoscenza con Anna Rastello e Riccardo Carnovalini, autori del libro PasParTu dove narrano “il viaggio a piedi senza meta alla ricerca dell’Italia che si fida”. Sguardi vivaci pieni di umanità e di desiderio di costruire un mondo migliore dove il cammino è soltanto un mezzo e il rispetto delle persone e della natura il fine. Contributi per un altro mondo è possibile mi sono giunti pure dalle performance serali degli attori e musicisti di Ars Poietica, della cucina macrobiotica di Marco Castoldi e dalla teoria per il reicanto del filosofo Alberto Meschiari, una sorta di ricetta per la felicità in cinque punti. La maggiore seduzione, però, mi è arrivata da “Autori in cammino”, le passeggiate accompagnate dalle letture.

Uno sciame di “apeini”

Al mattino parto con un folto gruppo per una passeggiata con Alberto Di Monte, giovane 30enne autore di Sentieri proletari, libro dedicato l’Associazione proletari escursionisti meglio nota come APE. Aria allegra ed entusiasmo di chi vive una passione, Alberto svela passo dopo passo le vicende di un gruppo di amanti dei monti che nei primi decenni del Novecento decide che il camminar è diritto di tutti, anche delle classi meno abbienti. Socialisti e antialcoolisti, al motto “sempre più in alto, per una nuova umanità” si radunano a Lecco per diffondersi rapidamente verso il Sud Italia fino ad arrivare alle pendici del Vesuvio. Un altro tratto nei boschi nel Parco Naturale dell’Orecchiella per scoprire la breve vita degli “apeini”. L’avvento del fascismo distrugge gli alveari costringendo le api di montagna a fare il “miele” per la resistenza. Il racconto si infittisce con i rapporti con il CAI e le altre associazioni escursioniste, con il dibattito interno alla sinistra sull’opportunità della cura del corpo, con le critiche alla città con la sua aria inquinata, le sue “celle” abitative e le strade malsane. In cinque chilometri di passeggiata si rivive l’Italia della prima metà del Novecento, con le sue speranze e le sue tragedie. La narrazione prosegue fino ai giorni nostri con la ricostituzione dell’APE voluta da Alberto, ma concede pure delle pause per dare spazio ad altre narrazioni. Come la storia degli orsi salvati da un circo e ora ospitati all’Orecchiella o quella del rimboschimento delle valli circostanti appresa al Museo di storia del territorio e del paesaggio dell’Appennino tosco emiliano.

Nei panni dei migranti

L’appuntamento con le storie in cammino si ripete il giorno seguente con Flaviano Bianchini, altro giovane autore che ha fatto del camminare un dovere sociale. Impegnato in America Latina con la Source International, organizzazione non governativa attiva nella tutela ambientale e nella salute dei popoli indigeni, ha voluto provare sulla propria pelle il significato di nascere con il passaporto sbagliato, quello dei paesi poveri con il quale è impossibile emigrare legalmente nelle nazioni ricche. Unica alternativa possibile alla miseria è la migrazione clandestina, la stessa tentata da Aymar Blanco, il peruviano di Pucallpa impersonato da Flaviano. Partito dal Guatemala, ha percorso con altri disperati la via che attraverso il Messico porta negli Stati Uniti e che per uno su quattro si conclude in sventura. Un percorso fatto di stenti, fatica e soprusi di bande di criminali, dove quella della polizia è la più pericolosa. Un incubo di 21 giorni passati a camminare nel freddo, a viaggiare sui treni merci e in carcere senza capo di imputazione e in balia degli umori altrui. Un viaggio a stretto contatto con i due volti dell’umanità, quello di chi ti getta l’acqua per terra per beffardo dispetto, ti deruba di quello che non hai e ti sequestra per chiedere il riscatto ai parenti. E l’umanità dei contadini poveri che lanciano bottiglie d’acqua ai migranti in treno o li ristorano per una notte rischiando la galera. Un viaggio narrato nel libro Migrantes, protagonista nell’ascesa alla Pania di Corfino grazie ai racconti di Flaviano e ai brani letti dall’attrice Francesca Gelli. Ad ascoltarli 27 viandanti, ma son parole che meriterebbero molte più orecchie, soprattutto in tempi dove la tragedia dei profughi è dietro casa.

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