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Migrare, la virtù divenuta illegale

LIBRI Migrantes – Ci sono libri che vanno a “ruba”. E Migrantes di Flaviano Bianchini è uno di questi. Acquistato alla Festa del Camminare del 2016 e prestato poco dopo a un amico, il volume ha compiuto un lungo giro per tornare al legittimo proprietario quasi due anni più tardi. Un vagare di mano in mano che trova una ragione nella lettura di un libro coinvolgete che, come scritto nella recensione, alterna la narrazione del viaggio della speranza di Aymar Blanco verso il sogno americano con i pensieri di Flaviano Bianchini sul mondo odierno. Per gentile concessione dell’autore, pubblichiamo un estratto di una riflessione di Bianchini riguardante il tema centrale del saggio, la migrazione.

Migrantes

Fino a pochi anni fa migrare era una virtù. Negli anni ‘50 e ‘60 negli Stati Uniti veniva incentivata l’immigrazione su grande scala e fino al 1965 una legge consentiva a chiunque arrivasse sul suolo statunitense di restarci. La potenza tecnologica ed economica degli Stati Uniti si basava essenzialmente sulla migrazione. Importare geni e conoscenze per due secoli ha “creato” la superpotenza americana. Oggi non è più così. La popolazione del mondo è cresciuta, la globalizzazione ha favorito gli scambi di idee senza scambi di persone e ora chi ha raggiunto un certo benessere non vuole ripartire la sua ricchezza con nessuno. E a poco importa che quella ricchezza si basi sullo sfruttamento delle terre di chi migra. Le merci e le risorse possono migrare. Sono le persone che non possono farlo.

Nel 2011 gli Stati Uniti hanno importato dal Messico 39,9 miliardi di dollari in petrolio, 11 miliardi di dollari in minerali (principalmente oro e argento) e 16,4 miliardi di dollari di prodotti agricoli. Ma i messicani che si ritrovano sul lastrico perché a casa loro la benzina e i prodotti alimentari costano troppo non possono passare la frontiera. Sempre nel 2011 gli Stati Uniti hanno importato dal Messico 56,8 miliardi di dollari in macchinari elettrici e 53,3 miliardi di dollari in automobili a buon mercato grazie a salari che, nelle fabbriche gestite da imprese americane, raramente superano i 5 o 6 dollari al giorno. Ma se poi quegli stessi operai che hanno lavorato per le imprese statunitensi per costruire macchine a buon mercato per il mercato statunitense provano a passare la frontiera allora diventano illegali e devono essere arrestati ed espulsi.

E lo stesso accade in Europa. Ogni anno l’Italia importa dalla Nigeria oltre un miliardo e mezzo di euro di petrolio. Ma se poi un nigeriano, che secondo la banca mondiale riceve meno dell’1% degli introiti del petrolio, prova a venire in Italia viene bloccato a Lampedusa, rinchiuso in un centro di detenzione per qualche mese e rispedito in Libia alla prima occasione. Poi spetta ai libici di fare il lavoro sporco di rimandarli a casa attraverso il deserto del Sahara.

Il mondo globalizzato ha globalizzato lo scambio di merci ma non quello di persone. Un paio di jeans vengono da tessuto denim prodotto in Cina con cotone kazako, poi vengono spediti in Messico per la cucitura, da lì al Bangladesh per la sabbiatura, in India per la stiratura e poi al distributore statunitense che lo distribuisce anche in Europa magari con un importatore centrale in Germania che poi lo manda in Grecia o in Spagna. Ma se uno degli oltre 6 miliardi di persone al mondo che non ha un passaporto degli Stati Uniti o dell’Unione Europea prova a fare lo stesso viaggio finisce sicuramente a marcire in una qualche prigione o ucciso da qualche guardia di frontiera. Però i jeans piacciono a tutti. E ci va bene che siano fatti così. Abbiamo globalizzato le merci ma non le persone.

Flaviano Bianchini

Migrantes di Flaviano Bianchini, BFS edizioni Pisa, Book Trailer di Diego Barsuglia

Un commento su “Migrare, la virtù divenuta illegale

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Questa voce è stata pubblicata il 14 Maggio 2018 da in Libri.
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